Ritratto di Aimé Maquignaz
Aimé Maquignaz nasce nel 1946 a Valtournenche, in Valle d’Aosta, Compie i suoi studi in Piemonte, e si laurea in giurisprudenza presso l’Università Cattolica di Milano.
Dopo aver dedicato diversi anni alla carriera politica, che l’ha visto Sindaco in Valtournenche prima e Consigliere Regionale poi, si dedica alla gestione del suo albergo, il “Punta Maquignaz”, dove si svolge la sua principale attività di albergatore, coltiva inoltre la passione per la pittura.
Compie una serie di viaggi in Europa, Africa, Russia, Giappone, Mongolia per imparare studiare, guardare ma soprattutto per sentire l’emozione di civiltà diverse.
Quella di Aimé Maquignaz è una pittura che fonde realtà e immaginazione, segnata dall’alternarsi di emozioni e colori, divisa tra osservazione della realtà e creazione fantastica.
Egli scopre la possibilità di esprimere le esperienze del viaggio fisico ma soprattutto di quello interiore attraverso la pittura, che si rivela energica, forte e passionale.
Nel corso della sua vita artista Aimé Maquignaz ha esplorato diversi percorsi pittorici, che vanno dall’informale fino ad un realismo magico, che esprime intense e vibranti emozioni, dominate dal grande amore per l’ambiente, la montagna, il Cervino.
Nascono in questo contesto i “Bleus villages”, fantastici, antichi villaggi di montagna nei quali si repira il profondo e mistico dialogo che l’artista ha con lui, l’incontrastato Cervino.
Ne conseguono quadri che ricordano la vita degli antichi villaggi di montagna in una visione onirica e surreale della montagna dove il colore dominante è il blu.
Già conosciuto a livello nazionale e internazionale, grazie alle diverse mostre organizzate in più città italiane, alla Galleria Brera di Milano, in Via Margutta a Roma e a Firenze, Salerno, Venezia, Aosta, ma anche all’estero (Spagna e Francia), l’artista propone a Parigi una mostra personale, in cui, oltre ai magici “Bleus villages”, presenta in anteprima alcune composizioni di stile espressionista, lasciandosi guidare dal mondo dell’inconscio e dell’irrazionale.
I dipinti di Maquignaz sono esposti anche nei suoi ateliers presso l’Hotel Punta Maquignaz a Cervinia e a Valtournenche. .
PAOLO LEVI PARLA DI AIME'
Uno sguardo sull’uomo dalla cima di un monte
Accostarsi all’opera pittorica di Aimè Maquignaz significa essere accompagnati sugli evanescenti quanto accattivanti sentieri dell’onirico, planare in una dimensione sospesa, che visivamente ancorata a stralci di reale permette alla fantasia di espandersi nella sue più reali intuizioni.
L’impianto compositivo, costruito su una complessa dialettica cromatica, consente all’artista di dare voce alla propria affabulazione, resa manifesta dalla complicità che si instaura tra tavolozza, tela e pennello in tutte le loro varietà possibilità di espressione.
La prima sensazione che emerge dall’osservazione dell’opera del pittore valdostano è la presenza simultanea di più mondi all’interno di un solo uomo, mondi che per comunicare tra loro hanno bisogno di passare attraverso un processo di sintesi artistica.
C’è la montagna, con le sue vette innevate e i piccoli paesi silenziosi, ma anche la città, rievocata con sottili allusioni, che la trasformano in qualcosa di sublimato e infinitamente distante, proprio come se venisse osservata col tranquillo distacco di chi sta in alto, su una cima montuosa.
Ci sono gli animali e la natura, ma anche l’uomo, raffigurato in forme stilizzate e spesso profondamente poetiche, protagonista di abbracci appassionati o concentrato in solitaria meditazione. Altri dipinti sono abitati da personaggi bizzarri, simili ad idoli di culture tribali, che con le loro fattezze variopinte raccontano civiltà soltanto immaginate. La molteplicità dei soggetti che si incontra nell’opera di Maquignaz dà vita a un teatro dell’esistenza, diviene palcoscenico su cui si raccontano storie intrise di emotività, di contemplazione ma anche di dolore.
Emblema della sofferenza umana è l’opera Il Sangue della Divinità, dove il dramma dell’attacco alle torri gemelle è lo spunto per ricordare come tragici eventi abbiano segnato il cammino dell’uomo. L’opera raccoglie forti contrapposizioni tonali, che definiscono uno spazio di vocazione surreale. Le torri si stagliano su uno sfondo costituito da misteriose montagne blu, mentre piccoli individui rappresentano la tenace quanto raccapricciante ferocia dell’essere umano.
A dominare il dipinto è la figura del Cristo in croce, il cui sangue che cola a lambire la terra e i propri abitanti sembra essere l’unica possibilità di salvezza, in una delicata iconografia che allude alla forza della fede, come messaggio di speranza nell’eterna lotta del Bene contro il Male.
Tema centrale del lavoro di Maquignaz rimane sicuramente quello legato all’anima della montagna, svelato nei suoi ritmi e i suoi silenzi, maestosi profili che si stagliano contro l’azzurro, presenza che assume una funzione spirituale e purificatrice.
A tratti accompagnata da rarefatta malinconia e infiniti silenzi, la protagonista dell’opera di Maquignaz racconta le radici dell’artista, il legame con la sua terra, un rapporto vissuto e intenso, che tuttavia non gli ha impedito di conoscere e assaporare altre realtà, con lo sguardo aperto su ampi orizzonti, come chi è abituato a guardare le cose dall’alto.
Il rapporto intimo con la Valle d’Aosta emerge anche dalla scelta delle cornici dei quadri, in legno e abete antichi, o ancora di larice e noce con minuscole raffigurazioni di un’antica civiltà pastorale, da troppi oggi dimenticata. La presenza degli astri è anch’essa determinante dell’opera di questo pittore. Pallidi o infuocati, essi illuminano spesso la visione, come a rappresentare una luce lungo il cammino, una meta a cui aspirare, facendo vibrare i dipinti di un sentimento di natura trascendente.
A livello stilistico si può parlare di una pittura espressionista, capace di convogliare autentiche vibrazioni emotive attraverso il colore. le scelte coloristiche di Maquignaz tradiscono la sua passione per Van Gogh, ma richiamano anche l’opera di Chagall nelle atmosfere fluttuanti dei blu che dominano un gran numero di composizioni. Il blu è infatti, il colore presente in modo ricorrente sulla tela del pittore, divenendo talvolta il vero soggetto della superficie dipinta, quasi un fulcro attorno a cui ruota l’opera intera. In esso lo sguardo si perde cullato dalla morbidezza del segno, come in una sorta di catartica ipnosi. C’è in effetti, una sorta di serenità interiore che scaturisce da ogni tela, una purezza originaria, che si traduce in risoluzioni pittoriche talvolta di sapore primitivo, come se l’artista stesse cercando un varco per mettersi in comunicazione con le parti più profonde dell’animo umano, che non conoscono limitazioni o definizioni di tipo formale e possono dunque essere raffigurate solo per via allusiva, stilizzata, in quanto sfuggenti al pensiero razionale.
Il tocco di Maquignaz è sempre fermo e sicuro, sia che si tratti di piccole pennellate nervose che di atmosfere coloristiche. Le cromie si snodano con grazia lungo il supporto, come se fossero sempre state lì a respirare sulla tela, senza conoscere il tramite del pennello. Il determinato rincorre l’indeterminato in un calibrato gioco di equilibri, dando vita a coreografie ineffabili, come frammenti di memoria che cercano di emergere all’interno di un flusso inarrestabile di emozioni. Talvolta Maquignaz non si limita a dipingere, ma riporta anche sulla tela frasi, riflessioni poetiche, collages di parole che accrescono la capacità comunicativa dell’opera, instaurando in questa comunione dialettica una relazione più diretta con l’osservatore. Questa scelta fa parte di un intento sentito in modo intimo e sincero da parte dell’artista, che lascia a queste visioni impalpabili e altrettanto fruibili il compito di accompagnare il pensiero in spazi svincolati da qualsiasi idea di confine, dove è possibile ascoltare solo il proprio respiro.
STORIA DI UNA PARTICELLA COSMICA
Arrivo dall'infinito e nell'armonia del cosmo immenso il mio viaggiare si perde attraverso la luce e le tenebre dove la materia si fonde con lo spirito.
Sono una particella cosmica, infinitamente piccola e indistruttibile, e in continua trasformazione e così attraverso metamorfosi inarrestabili sono stato tutto quanto esiste nell'universo.
Terra, roccia, acqua, fuoco, aria e spirito.
Ho coscienza di me stessa, della mia esistenza, so di essere e quindi sono.
Sono sempre esistita e quindi non ho avuto un inizio così come non avrò neanche una fine.
Nel mio mondo non esiste il male e cammino oltre l'amore, la libertà e la bellezza.
Prima di arrivare sulla terra facevo parte di una stella.
Mi sono staccata con un frammento di questa e attraversando spazi immensi e corpi celesti sono caduta sulla terra.
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Gli anni vissuti ai piedi della Gran Becca ed i personaggi che si sono susseguiti a Cervinia
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